Chi siamo?
L’Arcidiocesi di Benevento ha maturato la vocazione di offrire una risposta ad una richiesta di aiuto poco conosciuta: l’accoglienza di sacerdoti in condizione di fragilità psichica.
Un bisogno di accoglienza che richiede un’attenzione specifica e la presenza in struttura di personale preparato sia sul fronte dell’ordinario intervento di cura, che nella presa in carico di vite consacrate, le cui progettualità future non possono non comprendere l’orizzonte del “rinnovato impegno ministeriale” alla fine di un percorso pedagogico formativo che accompagni l’uomo prima, ed il sacerdote/consacrato poi, ad uscire fuori dalla condizione di disagio che ne ostacola il normale percorso di vita. Una presa in carico simile non è attualmente coperta dalle tradizionali strutture di accoglienza presenti nel Welfare pubblico, né è presente nel panorama delle strutture ecclesiali organizzate per la prossimità alle persone adulte in stato di bisogno.
L’Arcidiocesi ha vissuto e vive come un dovere di prossimità verso i suoi presbiteri ed i presbiteri delle Diocesi sorelle, il prendersi cura di essi nel momento della fragilità. Tanto più che i dati allarmanti della diffusione della malattia mentale nel mondo stanno interessando anche la popolazione dei consacrati.
La Mission
Nell’origine dell’idea vi è un principio fondamentale che consideriamo il punto di partenza di tutta l’opera e che recita così: “Chi dedica tutta la propria vita al Signore nelle varie forme è a Lui gradito e prende una forma originale. Chi svolge il ministero sacerdotale diventa «terra sacra»”. L’esperienza comunitaria e di fraternità è il punto di forza del cammino di rinnovamento della persona. Il primo caposaldo riguarda lo stile di comunità. La vita di famiglia e il condividere la quotidianità nella suddivisone dei compiti domestici insieme alle proposte ricreative, culturali, spirituali richieste o proposte dal Presbitero affiancato saldamente dal percorso psicologico e psicoterapeutico.
Il secondo caposaldo fondamentale è la condivisione delle varie problematiche personali con fiducia reciproca. Questa esperienza di abbandono e di comunione, l’assenza totale di giudizio, il pregare l’uno per l’altro, rende viva quella “pietas” che anima il nostro servizio.
La nostra esperienza umana a servizio della chiesa beneventana rende necessaria una puntuale esplicitazione della nostra offerta maturata a contatto con sacerdoti in difficoltà esistenziale, vocazionale e psicologica. Nella Mission vogliamo definire in modo inequivocabile la nostra impostazione: clinica, teologica, spirituale, pastorale ed ecclesiale. La Casà Alloggio Unitalsi si occupa della presa in carico di adulti/sacerdoti/religiosi con difficoltà di comunicazione e di relazione, che attraversano un periodo sensibile e delicato della propria esistenza che inficia la loro scelta vocazionale e pastorale.
Il mondo moderno sta generando, a ritmo vertiginoso, cambiamenti che impediscono di creare stabili modelli interpretativi delle varie realtà. Se ciò è vero sui fondamentali della vita dell’uomo, la visione della scienza, della tecnologica, dell’economia, dell’etica della vita e della morte, non può non essere implicato anche in quel bacino vocazionale che, anche solo per aspirazione, si avvia verso il sacerdozio e la vita consacrata.
Le molteplici sfide del mondo moderno rendono imprescindibile la necessità di raggiungere una figura di uomo, prima che di prete, che abbia una impalcatura umana capace di sostenere l’impegno del sacerdozio sia in termini di fatica che di profilo spirituale.
La comunità ha la missione di prendere in carico le persone in una modalità multifunzionale, nel rispetto del reale bisogno e della reale domanda di aiuto. Non dunque una risposta monovalente e curativa ma una presa in carico personologica complessiva con grande attenzione alla vocazione sacerdotale e con grande rispetto del percorso umano esistenziale di chi chiede aiuto.
La definizione, infatti, riferita allo studio, alla ricerca, alla formazione e all’ accoglienza non è etichetta ma declina, consapevolmente, diverse possibilità di presa in carico, dinamiche ed integrate tra loro, in modo da offrire alla persona e al sacerdote non la cura del sintomo ma più percorsi esistenziali, di riflessione e terapeutici per misurarsi con la propria crisi, le proprie difficoltà, il proprio disagio.
Questa definizione operativa e questa prassi dell’accoglienza offre una possibilità di ricerca sulla continuità agio/disagio e sulla indivisibilità del vissuto spirituale-religioso e motivazionale-psicologico. In modo consapevole e multidisciplinare i due aspetti vanno entrambi considerati, armonizzati e distinti sia nella loro complessità ed interdipendenza, sia nella loro distinta evoluzione e caratterizzazione.
Con le competenze psicologiche, spirituali, vocazionali, formative, pedagogiche ed empatiche proveremo ad accogliere la persona per ri-cercare la giusta via tra i bisogni profondi e manifesti, coscienza egoica e dinamiche pulsionali meno conosciute e consapevoli.
L’Equipe
La proposta terapeutica pone la persona al centro della definizione del proprio percorso riabilitativo. Partendo dall’ascolto e dall’osservazione quotidiana, tutte le figure tecnico-professionali della comunità (Direzione amministrativa, direttore terapeutico, educatori e operatori socio-sanitari e socio-assistenziali) contribuiscono in moto armonico alla pianificazione del progetto terapeutico riabilitativo individualizzato. Ogni singolo progetto terapeutico prevede il recupero delle capacità residue a partire dalla valorizzazione della cura di se stesso e del proprio ambiente di vita, all’acquisizione di nuove abilità.